Nei pazienti con leucemia linfoblastica acuta Ph negativa e senza tracce di malattia rilevabile dopo il trattamento iniziale, l’aggiunta dell’anticorpo bispecifico blinatumomab alla chemioterapia di consolidamento, aumenta significativamente la sopravvivenza. La notizia, che arriva dai risultati dello Studio clinico E1910, recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine (Nejm), apre la prospettiva di un nuovo standard di cura per adulti con diagnosi di Lla. Nello specifico – si legge in una nota diffusa da Amgen – l’aggiunta dell’immunoterapia allo schema di trattamento di prima linea ha permesso una riduzione del rischio di morte del 59%: a circa tre anni e mezzo, l’85% dei pazienti trattati con blinatumomab è ancora vivo, rispetto al 68% dei pazienti trattati con la sola chemioterapia. ”Queste importanti evidenze – commenta Alessandra Brescianini, direttore medico di Amgen Italia – scaturiscono dalla costante collaborazione con la comunità scientifica, in particolare con gli ematologi italiani, che hanno dato un contributo fondamentale a livello internazionale allo sviluppo di questo trattamento, valorizzando la loro vocazione di sperimentatori...